iniziati, strappati, gettati: sono ancora qui, dinanzi ad una nuova pagina a righe, per dire cosa, non so. La guardo, la sento nemica, tento un approccio e sale il ricordo di una lastrina, creata per un Natale di non so più quale anno, “Bonaccia”, il suo titolo: nave leggera, origami, pizzo, in vana attesa nel mare muto di fili tesi, onde-non onde; attende partenze, aliti, soffi, brezze, tempeste. Come in questi pensieri che non vogliono salpare, servirebbe il vento per spiegare vele, sollecitare voli ed entusiasmi, ma la coscienza, imbarazzante, critica, invalidante, è sempre pronta a cogliere maschere e camuffamenti; c’è già tanto ciarlare, raccontarsi, esibirsi, cercando la scena.
Accartoccio un foglio ed è palla, la lancio, rotolando impazzita accelera, svolta, ritorna, poi scappa, in un percorso bizzarro, un disegno di geometrie insolite, diagrammi e figure ambigue in continua mutazione.
Un ghiribizzo, come questo scritto, su righe-mare, che con ritrosia si riempie di geroglifici, cancellature, torsioni ed increspature; ancora mi perdo nella metafora, pluralità di significati e associazioni che continuamente si trasformano.
Tentando di dare un senso, ricerco il filo, Filo-Racconto che cuce, riduce e semplifica consistenze e spessori, filo che non si deve spezzare, filo di sicurezza e fissità senza imprevisti, appiattimento, noia.
Rivoglio il labirinto, di filo ormai corda, catena e rete, tessuto-trama, movimento dove nulla è assoluto e definito, ma tutto simmetria, evoluzione, forse armonia.
Immersa nella babele mi metto in testa a guisa di cappello i miei gatti amici, compagni fidati: Ulisse, ormai immerso nel suo viaggio eterno, Medea azzurrina, cinerea strega. Divento buffone, agito sonagli che sono bottoni, sono funambulo in equilibrio sospeso, e tra contorsioni e piroette, nel guardarmi attorno, scorgo grappoli umani pendenti, tutti sospesi ad un proprio filo in acrobazie instabili.
Questa scrittura arranca, chè le parole non mi appartengono: meglio tornare al mio linguaggio dipinto e inciso, tra i “Big bang” della mia vita.
Lasciando ad ognuno la propria lettura, un ammiccamento affettuoso e sornione a tutti.
Da “a punto metallico” 2007
Marina Ziggiotti